Carbonello
C’era una volta e c’è ancora un grande
vulcano dove fabbri, maniscalchi, fauni e altri curiosi personaggi si
affaccendavano per forgiare utensili e oggetti fiabeschi.
Un bel giorno, tra un cling e un clang,
un tuc e un totonc, si udì distintamente una voce soave e dolcissima, che
faceva pensare al suono di campanelli oppure alle armoniche di un metallofono.
I fabbri, i maniscalchi, i fauni e gli altri curiosi personaggi che si
affaccendavano nella fucina del vulcano si fermarono, non si sentiva più neanche
un martello battere su un’incudine o una vite avvitarsi su sé stessa. Tutti
quanti si guardarono intorno cercando di capire da dove provenisse quella
musica ma non riuscivano proprio a capirlo fino a che si girarono verso un
tavolinetto, che era stato portato lì con tutti gli onori e lasciato in un
cantuccio, dimenticato tra gli affanni e le gelosie di chi ha sempre l’umore
uggioso: era Carbonello!
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