Storia del Coniglio del Cansiglio che voleva un buon consiglio
di Valentina Cosimati SIAE 513951
C’era una volta e c’è ancora uno splendido parco naturale tra alte montagne e fertili vallate che si chiama Cansiglio. È un luogo un po’ speciale in tutte le stagioni dell’anno ma tra l’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno si trasforma, indossa un coloratissimo vestito autunnale, che potrebbe far pensare ad Arlecchino o al carnevale veneziano e gli scoiattoli delle faggete cantano una ninna nanna agli animali che vanno in letargo, come ad esempio i ricci. Non è molto facile da capire ma c’è chi pensa che la popolazione cimbra ne sappia qualcosa perché ogni tanto si sono viste persone del borgo andare a parlare con la popolazione del bosco ma chi può dirlo, è così difficile da capire il cimbro! Un giorno di autunno, tra le foglie rosse, arancioni, gialle, verdi e chi più colori ha più ne metta, un coniglio decise di chiedere un consiglio. Non era un vero e proprio coniglio a dire il vero, era una lepre variabile, ma preferiva essere chiamata il coniglio del Cansiglio. Perché contrariarla? Poteva forse sembrare bizzarro ma non faceva del male a nessuno. Il fatto è che alla lepre variabile, ehm al coniglio del Cansiglio, era sempre piaciuto parlare in modo fantasioso per cui se voleva chiedere un buon consiglio, con gran cipiglio arcuava un sopracciglio, si produceva in un sonoro sbadiglio e poi in un bisbiglio diceva: “Ho una fame da giglio, vorrei una zuppa di miglio ma per mangiarla dovrei saltellare per un buon miglio, chi sa dare un buon consiglio al coniglio del Cansiglio?”. È evidente che non sarebbe stata la stessa cosa se avesse detto: “Ho una fame da giglio, vorrei una zuppa di miglio ma per mangiarla dovrei saltellare per un buon miglio, chi sa dare un buon consiglio alla lepre variabile?”. Pertanto gli scoiattoli, i cervi, gli alci e tutte le popolazioni dei borghi e dei boschi si erano adattati alle sue originalità. C’era chi si divertiva a sentirlo chiacchierare, chi gli portava un vestito un po’ spaziale, chi lo avrebbe voluto sbeffeggiare, chi pensava che fosse davvero speciale. C’era soltanto una cosa che il coniglio del Cansiglio proprio non riusciva a fare: cantare ma lui non voleva sentirsi una lepre normale e quindi si volle esercitare. Provò e riprovò fino a quando, dopo aver messo a dura prova la resistenza uditiva di tutte le popolazioni del borgo e del bosco, riuscì a cantare la ninna nanna per gli animali che vanno in letargo insieme agli scoiattoli delle faggete.
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