C’era una volta e c’è ancora una
splendida cittadina ben adagiata su una collina, con intorno monti e montagne,
non distante un bel lago e poi, a guardare lontano, il mare. In questo luogo
molto affascinante vigeva una regola molto importante: quando si doveva
decidere qualcosa di dirimente bisognava riunirsi in assemblea, cioè stare insieme,
per discutere più o meno animatamente come, quando, dove, perché e chi avrebbe
dovuto fare qualcosa o qualcos’altro. Se, ad esempio, si voleva preparare un
ciambellone e non si era d’accordo sull’eventualità di utilizzare il cacao, la
cannella, lo zenzero o i canditi, ecco che ci si riuniva in assemblea per
decidere. Ad un certo punto era diventato però tutto un po’ troppo complicato,
c’erano assemblee dappertutto e per ogni cosa. In una cucina per preparare un
pranzo si rischiava di animare almeno cinque e sei assemblee, per gli
antipasti, i primi, i secondi, i contorni, i dolci, le bevande, la tovaglia, le
stoviglie, i bicchieri e così via. Per non parlare di chi aveva qualcosa da
riparare: per mettere un chiodo o puntare uno spillo ci si riuniva sovente e
nel frattempo i chiodi e gli spilli se ne andavano a fare una passeggiata, a
giocare a calcetto, a freccette o tressette e quando finalmente si arrivava ad
una decisione i chiodi e gli spilli chissà com’è non si trovavano più, e allora
un’altra assemblea veniva convocata per capire dov’erano finiti. Capitava
spesso che, nel bel mezzo dell’assemblea sul dove fosse più opportuno cercare i
chiodi o gli spilli, loro ricomparissero all’improvviso e allora bisognava
indire un’altra assemblea per definire da dove fossero tornati, quindi gli
spilli e i chiodi si stufavano e tornavano a giocare a calcetto, a freccette o
a tressette e così via all’infinito. Un bel giorno arrivò un picchio, che di
chiodi e di spilli era un grande esperto, e disse: “Ora basta assemblee per
ogni cosa, facciamo le votazioni per un’assemblea in cui si parli di tutto così
tutte le altre e tutti gli altri possano continuare a metter chiodi e puntar
spilli”. Un coro di teste annuì silenzioso e fu così che vennero indette le
elezioni per l’assemblea delle assemblee. Si allestirono le urne, si
prepararono e stamparono delle belle schede, si definirono i seggi, si
distribuirono tessere elettorali e cominciò la campagna elettorale, vennero
affissi manifesti con scritto “VOTA!” oppure “VOTA E FAI VOTARE” e tutte quelle
cose che si dicono e scrivono in ogni campagna elettorale. Le votazioni si
svolsero senza troppe complicazioni, arrivò dunque il giorno degli scrutini ma
non si era pensato che quella era la prima votazione dell’assemblea delle assemblee,
per cui non c’erano delle decisioni già prese. In ogni seggio si costituirono
assemblee che discutevano e discutevano, ad un certo punto le schede coi voti
scritti sopra sbadigliarono, si annoiarono e se ne andarono a fare una bella
passeggiata. Nella splendida cittadina ben adagiata su una collina, con intorno
monti e montagne, non distante da un bel lago e dal mare ancora oggi si discute
su chi entrerà nella assemblea delle assemblee.
mercoledì 6 ottobre 2021
La cittadina delle assemblee
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