mercoledì 6 ottobre 2021

La cittadina delle assemblee

C’era una volta e c’è ancora una splendida cittadina ben adagiata su una collina, con intorno monti e montagne, non distante un bel lago e poi, a guardare lontano, il mare. In questo luogo molto affascinante vigeva una regola molto importante: quando si doveva decidere qualcosa di dirimente bisognava riunirsi in assemblea, cioè stare insieme, per discutere più o meno animatamente come, quando, dove, perché e chi avrebbe dovuto fare qualcosa o qualcos’altro. Se, ad esempio, si voleva preparare un ciambellone e non si era d’accordo sull’eventualità di utilizzare il cacao, la cannella, lo zenzero o i canditi, ecco che ci si riuniva in assemblea per decidere. Ad un certo punto era diventato però tutto un po’ troppo complicato, c’erano assemblee dappertutto e per ogni cosa. In una cucina per preparare un pranzo si rischiava di animare almeno cinque e sei assemblee, per gli antipasti, i primi, i secondi, i contorni, i dolci, le bevande, la tovaglia, le stoviglie, i bicchieri e così via. Per non parlare di chi aveva qualcosa da riparare: per mettere un chiodo o puntare uno spillo ci si riuniva sovente e nel frattempo i chiodi e gli spilli se ne andavano a fare una passeggiata, a giocare a calcetto, a freccette o tressette e quando finalmente si arrivava ad una decisione i chiodi e gli spilli chissà com’è non si trovavano più, e allora un’altra assemblea veniva convocata per capire dov’erano finiti. Capitava spesso che, nel bel mezzo dell’assemblea sul dove fosse più opportuno cercare i chiodi o gli spilli, loro ricomparissero all’improvviso e allora bisognava indire un’altra assemblea per definire da dove fossero tornati, quindi gli spilli e i chiodi si stufavano e tornavano a giocare a calcetto, a freccette o a tressette e così via all’infinito. Un bel giorno arrivò un picchio, che di chiodi e di spilli era un grande esperto, e disse: “Ora basta assemblee per ogni cosa, facciamo le votazioni per un’assemblea in cui si parli di tutto così tutte le altre e tutti gli altri possano continuare a metter chiodi e puntar spilli”. Un coro di teste annuì silenzioso e fu così che vennero indette le elezioni per l’assemblea delle assemblee. Si allestirono le urne, si prepararono e stamparono delle belle schede, si definirono i seggi, si distribuirono tessere elettorali e cominciò la campagna elettorale, vennero affissi manifesti con scritto “VOTA!” oppure “VOTA E FAI VOTARE” e tutte quelle cose che si dicono e scrivono in ogni campagna elettorale. Le votazioni si svolsero senza troppe complicazioni, arrivò dunque il giorno degli scrutini ma non si era pensato che quella era la prima votazione dell’assemblea delle assemblee, per cui non c’erano delle decisioni già prese. In ogni seggio si costituirono assemblee che discutevano e discutevano, ad un certo punto le schede coi voti scritti sopra sbadigliarono, si annoiarono e se ne andarono a fare una bella passeggiata. Nella splendida cittadina ben adagiata su una collina, con intorno monti e montagne, non distante da un bel lago e dal mare ancora oggi si discute su chi entrerà nella assemblea delle assemblee. 

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