C’era una volta e c’è ancora un
bellissimo borgo con una lunga storia.
È un borgo come ce ne sono tanti, con la
piazza, il castello, re, imperatori, eroi e briganti e a Nuri piace tantissimo.
Quando cammina per le viuzze e le
piazzette, si avvicina al Monumento, si gira di scatto tutto contento per aver
incontrato un suo amico oppure strepita pensando di poter acciuffare qualche
felino baffuto, si sente forte come un leone nel suo regno di pietre e
torrette.
Nuri non ha molto il senso della proporzione
e non si accorge di essere poco più grande di un seme di melone.
Certo non è piccolo come una mentina ma,
perbacco, neanche grande come un orso, un cavallo o un alano.
A dire il vero, la colpa è anche un po’
del suo amico umano, Ninni, da tutti chiamato Ninnone perché è un omone, il più
alto, forzuto e grosso del paese, anche se in realtà non molti sanno che è un
piccolissimo gigante. Tutti lo temono ma chi lo conosce sa che ha un cuore d’oro,
sempre incline a sorridere e a far tesoro di un’amicizia o di una parola
gentile.
Nuri non capiva come si potesse aver
paura di Ninnone, che è tanto premuroso!
Lui, piuttosto, dovrebbero temere, ah,
sì, soprattutto se in braccio a Ninnone: da lì Nuri vede tutto dall’alto e potrebbe
dare un gran pugno sul naso a quel gattone grigio oppure intrufolarsi in
macelleria e divorare in un sol boccone tutti gli hamburger e rosicchiare tutti
gli ossi ma… appena Ninnone lo posa a terra Nuri trema come una fogliolina
spaurita finché un giorno d’autunno incontrò un pettirosso che a lui sembrava
più grande di un’aquila reale.
“Cip cip ciao!”
“Bau bau ciao!”
“Perché tremi?”
“Iiiiiooo? Noooo”
“Ah beh, pensavo ti spaventasse
qualcosa, comunque io sono il pettirosso Rubecola”
“Piiiiiacere io sono Nuri”
“Sono arrivato da poco, ho appena finito
la mia prima migrazione”
“Ah beh, questo è molto interessante e
perché ti sei spostato da dov’eri?”
“Ah era troppo freddo”
“Anch’io sono freddolosissimo”
Mentre parlavano percorsero un bel pezzo
di strada insieme, Ninnone non si era accorto che Nuri se ne fosse andato a
zonzo, anche perché non si allontanava mai e lui si era assentato soltanto un
minuto per entrare in una bottega del borgo ad acquistare un maglioncino per il
suo amico a quattro zampe.
“Beh, Nuri, ora ti saluto, devo tornare
al mio nido sull’albero”
“Ci rivedremo?”
“Chissà”
“Ci siamo allontanati tanto?”
“Un po’”
“Ma io… come faccio a tornare da
Ninnone?”
“Oh, non è un mio problema, ora devo
andare. Cip cip ciaoooo”
Nuri era disperato, camminò per viuzze e
piazzette, si intrufolò negli androni, incontrò il temibile gatto grigio e si
appiattì contro un muro per non farsi vedere, per fortuna il felino era troppo
impegnato a chiacchierare con un altro tipaccio bianco e nero per accorgersi di
lui e infine ritrovò Ninnone, che continuava a chiamarlo.
“Nuri, dove sei stato?”
“Bau”
“Già, tu non sai parlare, ma ecco, guarda,
ti ho comprato un bel maglione!”
“Arf arf”
Nuri non parla mai con Ninnone per non
deluderlo: è convinto che i cani non abbiano tale facoltà, per cui, per compiacerlo,
comunica con lui con semplici suoni ma da quel giorno non seguì più né pettirossi,
né aquile e se ne andò in giro felice e contento col suo maglione nuovo
fiammante.
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